top of page
Immagine del redattoreAlessandro

Enrico Matteo Conte di Thurn-Valsassina (4)

Aggiornamento: 16 mag 2020

Presto la mattina, tu entri in cucina. La notte è stata fredda, le coperte e gli incubi sono serviti a tenerti caldo. Appena alzato hai aperto le finestre della camera per vedere se della neve caduta ieri, non c'è già più traccia. Hai da fare il caffé, che metterai sul fuoco senza neanche pensare, hai le tasse da pagare, che ti daranno tanti pensieri, hai una vita da vivere si direbbe. Ti sembra troppo presto per tutto. Nel suo angolo favorito Enrico Matteo Conte di Thurn Valsassina si tiene strette le gambe al petto e borbotta qualcosa. Le scarpe lasciate per terra a indicare nord-est e la stola di ermellino per le grandi occasioni che sta chiusa, raffazzonata alla buona, ferma sulle spalle e nemmeno un buongiorno di entusiasmo da vecchio rivoluzionario la mattina du renversement du pouvoir. Tu lo guardi severo, troppo severo. Te ne pentirai più tardi, durante la tua giornata, quando guardando fuori dalla finestra dell'ufficio dove sarai invitato a esprimere la tua opinione sul mondo, penserai a Enrico Matteo e alla rivoluzione, mentre le tue parole usciranno meccaniche a dire la loro e confermeranno l'insensatezza di questo universo senza rivoluzione e senza passione per la vita e per la morte. Le tasse da pagare di chi è sicuro di avere una vita davanti e un futuro per non pensare al vuoto del passato ridotto in cifre dalla burocrazia, lo sguardo troppo severo e una mascella serrata a far stridere i denti la notte sono ammonimenti e umiliazione per chi come lui sogna ancora rivoluzioni e prese di palazzo, sta attaccato a quei pochi, rari e momentanei slanci della vita. L'aria che hai è quella di chi dice: «Davvero non stamattina Enrico Matteo Conte di Thurn Valsassina! Ci sono le tasse stamattina! La rivoluzione può attendere! I defenestramenti pure! E infine, cavolo, quante volte ti devo dire che abito al piano terra? Al piano terra, capisci? Non all'attico o al sesto piano con vista sul lago, ma al piano terra, terra, terra! E' del tutto inutile volare fuori dalla finestra! Pi-a-no-ter-ra!» Ricambia lo sguardo rapidamente e sembra che voglia, infine, dire qualcosa che ha a che fare con i sottomessi che si rialzano, che si scuotono dal loro torpore e dalla loro fatica quotidiana, che occupano il primo, poi il secondo, e poi su ancora più su fino a scovarli i dittatori ricchi e arroganti, fino a scovarli quelli che gli vietano gli ascensori, quelli che li tengono al piano terra e nei seminterrati, fino a scovarli nelle stanze più lussuose nascoste in fondo e a prenderli per la collottola e trascinarli fino alla finestra, mentre le loro gambe scalciano e le suole delle scarpe formano strisce di disperazione sui marmi dei pavimenti e poi giù acchiappandoli dalle braghe fuori dalla finestra per un bel volo nell'aria fresca del mattino. Sembra che voglia ricordarti che ci potranno anche essere le tasse oggi e le locuste domani, ma non si può sfuggire al proprio io, al proprio destino, non si può sfuggire alla storia, che diamine! Ma è solo un lampo momentaneo nei suoi occhi rimpiazzato immediatamente dal solito tono supplichevole di ieri, come di oggi, come di ogni giorno - un forse oggi? è il momento giusto per un bel volo? - e tu che non gli dai corda, come ieri e come ogni giorno - anche se fosse, sono al piano terra - in questo continuo andirivieni che avete già percorso tante di quelle volte. Ma c'hai ancora le tasse da pagare, ed è ancora presto per la burocrazia, mentre la macchinetta del caffè comincia a riscaldarsi e sembra un nuovo inizio e sembra darti coraggio. Enrico Matteo Conte di Thurn Valsassina abbassa lo sguardo, sente che tu ti allontani verso il mondo delle cose da fare del tuo mondo borghese e minuscolo e miserabile, mentre infila il naso tra le ginocchia e continua il suo borbottio. E continua il suo dondolio avanti e dietro, avanti e dietro, ad aspettare che la storia si ripeta, che qualcosa faccia senso.

Seduto col caffè in mano e il formulario delle tasse ci pensi però. Ti piacerebbe infine prendere la decisione. Non tanto per te, che tu ti senti già morto e stramorto e farla finita è solo una questione materiale come quando hai messo una firma su un contratto da un notaio e quello ha detto «Adesso una bella firmetta ed è tutto fatto. Semplice, no?» Devi ammetterlo a te stesso, anche se non lo dirai mai fuori da questa cucina, lontano dal tuo compagno di casa che è questo Enrico Matteo Conte di Thurn Valsassina, ma almeno per lui, che almeno lui, proprio questo Enrico Matteo Conte di Thurn Valsassina ne tragga giovamento e liberazione. Semplice, no? Ma metti pure che tu ti decida, che ti alzi la mattina e nonostante le tasse, ti dica: va bene, Conte Enrico Matteo etcetera etcetera, il momento è arrivato, bisogna lanciarsi. Sei sicuro che entrando in cucina e vedendolo nel suo angolo nell'attesa della soddisfazione che solo una bella rivoluzione può dare, ci sarà qualcosa che ti impedirà di dargliela vinta. Non ti butterai, anche se sei al piano terra, non lo farai. C'è qualcosa nello spirito della rivoluzione e nelle defenestrazioni che non può essere premeditato, che non appartiene al mondo della meditazione e della decisione, c'è qualcosa nelle defenestrazioni che fa che le finestre siano spalancate e che qualcuno, che il potere voli di sotto allo stesso tempo, come se le finestre stiano lì solo per questo, per gettarci fuori i re e gli oppressori. C'è qualcosa nello spirito che anima la rivoluzione che non ti permette di accettare ogni qualsiasi richiesta di chicchessia, anche di Enrico Matteo Conte di Thurn Valsassina che hai imparato ad apprezzare, col tempo, con tanto tempo e pazienza, nella sua smania rivoluzionaria, nella sua passione per le defenestrazioni mattutine. C'è in tutto questo una forma di resistenza, un problema con tutte le autorità del mondo e della storia, che ti fa dire sempre no, che ti fa rifiutare la buona scelta, la scelta giusta, le cose da fare e quelle da dire. Non ce l'hai fatta in passato e non ce la farai nemmeno adesso e ancora di meno in futuro, se è vero come è vero che con la vecchiai i neuroni appassiscono e le ossessioni diventano dure come campi aridi. Morirai né con la rivoluzione e né senza la rivoluzione. Come tutti gli altri, da solo nella tua testa senza un minimo ronzio, senza disturbare. Lo lascerai lì, allora, a Enrico Matteo Conte etcetera etcetera, ancora una volta da solo a sognare che un giorno, forse un giorno, avrete il coraggio non solo di farti lanciare dalla finestra del piano terra, ma addirittura di salire in soffitta, là dove tutti i tuoi vicini stendono i panni ad asciugare, anche se poi sanno di muffa. Andrete in soffitta, salirete su uno sgabello che vi sarete trascinati dietro dal piano terra, piano dopo piano. Lui ti terrà ben saldo per terra lo sgabello, mentre tu cercherai di passare attraverso la piccola finestra che porta sul tetto e dirai qualcosa sul fatto che hai messo su pancia. Ma poi ce la farai, un braccio dopo l'altro, divincolando le spalle e il bacino come in una nuova nascita. Una volta sul tetto finalmente, al freddo che farà fremere le tue labbra per i brividi, non guarderai nemmeno il panorama, sentirai di non avere tempo e che a guardarlo da solo non c'è nemmeno piacere, ma farai penzolare un braccio all'interno del palazzo attraverso la piccola finestra. Enrico Matteo Conte di Thurn Valsassina allora vedrà la speranza arrivare come da un altro mondo, come da un passato che non dava più segni di vita, con questo braccio penzoloni a ricordargli che per la rivoluzione c'è sempre un'occasione da cogliere e che la rivoluzione trasmetta al di là di una finestra. Lui salirà a sua volta sullo sgabello, la spada gli darà fastidio alle gambe e la lascerà cadere con un rumore di ferraglia, penserà rapido a quanto tempo questa ferraglia gli abbia ricordato la sconfitta, ma poi ci si aggrapperà a questo braccio dell'altro mondo con la mano destra, mentre con la mano sinistra facendo leva sul braccio sinistro proverà a tirarsi su, si libererà allora anche dell'ermellino che lo incastrerebbe nel passaggio stretto, finché non avrà la testa tutta di fuori e le braccia aggrappate al tetto, con le gambe penzolanti in soffitta dall'altra parte e tu che gli stai inginocchiato di fianco e fermi gli occhi e le vertigini non sono più un problema e sentirà tutto il fresco delle altitudini delle costruzioni umane e il vento della vittoria e della storia avvicinarsi come mai prima di allora. Ancora un piccolo sforzo per lasciarsi alle spalle il passato da piano terra e poi le mani che spingono e giù, veloce e leggero allo stesso tempo, finalmente libero di ripetersi ancora una volta, per la rivoluzione, per il popolo, per la vita.


7 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page