Oh, la mia voce, ridatemi la mia voce, chi ha preso la mia voce, la mia voce originaria, quella che ho sputato fuori appena nato, dove l’hanno messa? Ridatemi la mia voce, anche un’altra voce, ma ridatemi la voce, una voce usata andrebbe bene, una voce copiata da qualcuno, una voce rubata, una voce di un altro, ma ridatemi la voce, maledetti ridatemi la voce, la mia voce, ridatemi la voce
...solo adesso sono riuscito a riaccendere il pc - e l’ho fatto collegando i cavi dell’accensione come quando vedi rubare le macchine in televisione perché le macchine dal vivo non le ho mai rubate e men che meno da morte, loro e io, certo direi che a volte le avvolgo giusto per poi dire che le ho avvolte, altre volte invece non ho tutta questa carta stagnola da consumare e quindi le lascio come sono scoperte, anche perché difficilmente ho visto qualcuno riuscire a mettere un automobile sotto coperta - sempre che non hai una braca grande, cioè una barca grande, un barcone e magari anche un bracone oppure un bracchetto che è carino e non morde e a quel punto avrai anche un grande barcaiolo e un grande bracaiolo che abita nelle bracone che farà contente le signore e che se va controcorenteeeeee quello, allora sì che si alzano onde a Nomale, in provincia di No vara, dove non c’è mai stata una barca che dico una che sia stata messa in acqua ed è chiaro allora che lasciare le auto scoperte quando c’è molta acqua e le barche non vogliono entrare in mare e i barcaioli entrare nei braconi portandosi dietro i loro bracchetti è un vero problema, certo ti possono continuare a piacere le cabrio let ma sempre che tu non voglia alzarti e farti un giro perché anche riposare tanto può far male, anche se ho visto molti che hanno detto di farsi un giro e poi gli è girata la testa e hanno sbattutto contro il tettuccio estraibile delle cabrio let che senza materasso stavo rientrando alzandosi...
Chi ha preso la mia voce? Dov’è la voce? Ah, rivoglio indietro la voce, restituitela ai proprietari, ridatela ai diretti interessati, ridate indietro la voce, ah, la voce ridatemi la voce, va bene anche una voce di qualcun altro anche se non è la mia ma ridatemela indietro per favore non potete farmi questo, ah la voce, la voce originaria quella con cui possa cantare, ah ridatemi la voce, le ostetriche, sì loro fanno parte dell’organizzazione, la voce e le ostetriche, sì, i medici che fanno nascere i bambini anche sì sono tutti contro la voce, fanno di tutto per farci fuori, maledetti, sì devono avere un affare con cui cavano fuori dai bambini il primo vagito e poi lo conservano e lo danno a qualcun altro, per creare confusione, per creare il caos, per fare in modo che nessuno di possa più riconoscere e continui ad errare, a odiare, fanno in modo che ci sia questa malinconia originaria che fa i fretta a trasformarsi in odio, loro – chi sono loro? – con i loco complici gli inventori dei nomi – assassini assassini maledetti assassini ci uccidono con la sedia elettrica gas siringhe nomi tutti insieme ci uccidono – che ristabiliscono l’ordine dove già c’era un ordine, ah ridatemi la voce, la mia voce, la mia voce originaria, ridatemi la voce, ridatemi una voce che mi faccia ricordare la mia voce la mia voce, ridatemi la voce
penso tutto il giorno molte volte al giorno a farmi fuori mi piace farmi all’aria aperta a volte mi faccio dentro, forse perché quand’ero piccolo mi facevo sotto poi, quando arrivò l’età della pubertà, allora dicevo sempre che mi si doveva fare largo tutto il resto della vita l’ho passata a fare finta di niente
una voce artificiale, una voce che sappia di silicio metallo una voce che ricordi la pietra, una voce da iniettarmi dentro una voce che dica ciò che non vuole dire, ridatemi la voce, la voce ridatemela indietro, fatela tornare da me e che mi porti quello che si può dire con una voce che ritorna a casa, ma non ridatemi una voce che mi faccia dire ciò che non posso dire, datemi una voce possibile che di voci impossibili da sentire da parlare ne ho abbastanza, sì, ridatemi la voce, lottate contro l’organizzazione che ruba i vagiti dei bambini, fatemi ritornare bestia feroce, andare in giro a uccidere, a rosicchiare le ossa dei morti disseppelliti, ridatemi la voce da bestia, la voce feroce che non conosce compromessi, tutto nasce da questa mancanza, dall’assenza della voce, della nostra voce, scannarsi per nulla che non sia la voce, urtandosi e sbandierando voci finte, ah, ridateci la voce, ogni assassino è malconcio e malinconico e sa che gli manca qualcosa e scavare nei corpi è inutile per riprendersi la voce
Pronto? Pronto? Pronto? C’è nessuno di là?
Cerca, cerca, giù nel profondo, cerca, cerca, su nel profondo, ho visto un uomo su una barca, fermati non andare via con la corrente ridammi indietro quello che mi spetta, forse lo sai dove si trovano le cose che faremmo meglio a dimenticare o a ricordare o a dire oppure non saprei, che se non so allorap osso sempre di re di no nsapre che invece se so devo rispondere a qualcosa ma se non ho la voce per dire oppure non ho la voce che volevo dire cioè posso sempre fare finta di sapere quell oche invece non potrei sapere posso prendere copiare e incollare sulle mie labbra quello che non c’è mai stato, non so non so non so non so, dov’è la mia voce?
Fatevi sentire, fatevi sentire
Prima o poi non risponderà nessuno e nessuno capirà che cosa sto chiamando, che cosa sto andando, che cosa sto turdillo, turdillo, si ho detto turdillo, ma un turdillo vero, un turdillo di quelli con le palle senza peli, un turdillo che non te lo scordi mica, un turdillo turdillo, il vero turdillo, per il resto credo che la politica del governo riguardo al turdillo sia davvero paragonabile alla politica del cinema porno rispetto alla differenza tra rapporti anali e vaginali: un buco vale l’altro
spalanca la bocca e respira forte, poi soffia, poi fai aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhh, poi prendi questa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh e nasconditici dentro per sempre e non uscire fuori mai, capito? fai così e vedrai che no sentirai mai la mancanza, ah la tua voce? volevi la tuia voce? eccotela qui bella che pronta all’occorrenza la tua voce preconfezionata, fanne pacchetto e portatela dove ti pare, la voce belle surgelata per ogni evenienza, da usare dove vuoi e con chi vuoi, non dire che è sempre la stessa voce perché sai la tua voce nuova non c’è, non c’è mai stata, il vagito, il vagire, che cosa vuoi dire? la voce anche quella che ti hanno rubato non era mica nuova, non c’è mai una voce nuova
per il resto per il resto per il resto per favore in monete di piccolo taglio da consegnare al portatore, ma mi raccomando che il portatore sia un portatore sano, altrimenti curatelo, prendete e curatelo tutti questo è il frutto del mio seno, ma cazzo non sono un albero Dio, riscrivi questo testo
ah, la mia voce, ridatemi la voce, bestie feroci ridatemi la voce, scrutatori di seggi sonori state zitti ridatemi la voce, spegnete la televisione, ah le mie orecchie si gonfiano fino ad esplodere, ridatemi la voce
Dio è il più grande sceneggiatore Dio è il più grande sceneggiatore Ogni sceneggiatore sogna di essere Dio Ogni sceneggiatore imita Dio prende fa gente, cose, colori, succede qualcosa poi però decide di fare il superfigo e prende e manda se tesso in cena prende e manda suo figlio, vai sul palcoscenico e fai una parte molto molto tragica che così tutti se la possano ricordare
ricordare, ricordare, ricordare, ricordare, ricordare, ricordare, ricordare, ricordare, ricordare, ricordare, ricordarericordare
no, meglio dimenticare, dimenticare tutto quello che possiamo, dimentica perché ricordo che a volte la voglia che ti prende, perché negli anni ottanta voglia di te se qualcuno rubava un fiore per te allora sapevi perché lo aveva fatto, ma poi tu avevi un cuore di panna e quindi arrivò anche il treno di panna de carlo, ma a carlé, er treno è bello che andato, era a locomotiva - toccate eppalle - de Guccini, ma poi, no, no ho ricominciato a bere, sapete, era estate faceva caldo caldo e poi non riuscivamo a spegnere i termosifoni, e la doccia era intasata dai sifoni e ci trovavamo in Giappone e lì i tifoni arrivano e si portano via, come ti prendo e ti porto via, ma poi passava di lì un cacciatore che sentì la nonna urlare e allora entrò e vide il lupo che però era un animale protetto ed essendo protetto non poteva avere bambini per questo rischiava l’estinzione e così i guardacaccia quando avevano finito di farsi a turno Lady Chatterley Sperlari giravano per i boschi a predicare il sesso senza l’uso degli anticoncezionali per i lupi che trovandosi con uno scoperto dalla sera alla mattina decisero per l’astensionismo più assoluto e così non solo l’estinzione continua, ma accade anche senza nemmeno un sorriso sulle labbra che se ci metti Labello allora le proteggi, se non ci metti quello allora le sproteggi perché per fare i plurali basta aggiungere una esse e se il plurale è pluralismo allora basta aggiunger due esse o almeno tre
l’orecchio attaccato la pavimento cerco di sentire, cerco di sentire quello che viene fuori, sento le persone che si esercitano, il governo migliore , la politica migliore, tutto quello che serve allo stato, i cittadini, la nostra coscienza, non possiamo tirarci indietro, questo governo lava più bianco, i vostri soldi, l’economia, la crisi energetica, la felicità passa dalla possibilità di acquisto, io lo amavo ma lui è scappato con la mia barca, tutti che si esercitano a parlare a ritrovare la voce ascoltando, qualcuno smetta di ascoltare, qualcuno smetta di fargli sentire le bestie feroci
quando mi trovo da solo in una stanza inizio a rincorrermi per vedere se ho qualcuno alle spalle lo chiamo al tizio che si fa chiamare e se la stanza è abbastanza amplificata cioè grande almeno quando un guanto da ficcarsi nelle orecchie per non sentire il tizio che ti rincorre per acchiapparti perché vuole vedere se ha qualcuno allo spazio e capire che la voce non serve solo per parlare, la voce serve per vivere se il bambino non arriva alla voce non potrà dire nemmeno che non è buona, cittu cittu cittu cittu cittu cittu cittu tac tac tactattà tac la mia tastiera ha una voce perché la mia tastiere è una tastiera povera non è quella di quei cazzo di ricchi con le tastiere ipersottili e superfluidificate leccate unte di vasellina la mai tastiera ha una voce perché è povera perché é come la mia lingua lei parla perchè tutte le lingue sono povere e le voci sono ancora più povere
in mezzo ad una strada due donne che si chiamano usando il dialetto e io nel mezzo penso che è bellissimo tutto ciò anche se non capisco cosa cavolo si diranno mai, peno che sia bellissimo, le loro voci veraci come i pomodori, forse loro sono nate i tempo di guerra quando chi rubava i vagiti aveva difficoltà ad essere ovunque, e le voci dei bambini non veniva soppresse nelle culle, potevano scappare, magari per qualche secondo in più, per un momento non dissentiva nulla, nessuno era costretto a tirare fuori la propria voce a vagire come le mucche, tante mucche al pascolo, esisteva il diritto di non essere mucche di non respirare forte, di non dover urlare, di non essere carne da farci bistecche, non si doveva urlare
vorrei restare qui per giorni ma so già che prima o poi smonteranno questo qui e metteranno in piedi un là che mi farà faticare perché sarà sempre più in là
ridatemi la voce, non mi interessa più averne una nuova, né che sia la mia voce che è andata perduta, ridatemi solo al voce, profonda, limpida, chiara, gracchiante, stonata, fastidiosa, ridatemi la voce
la notte non si riesce a dormire se la luce filtra dalle fessure delle imposte anche perché è difficile essere in pari con le tasse
sei in debito, sei sempre in debito con la tua voce, perché la tua voce non è mai la tua voce, ah la mia voce allora non è mai stata la mia voce, datemi la voce, non serve chiedere, la tua voce è il debito che no riesci a colmare, e cosa si può fare senza voce, se la voce non è mia, e la mia voce originaria quella del profondo, quella che arriva a colmare i buchi dell’esistenza, quella banale voce interiore, ah la mia voce originaria, non c’è nessuna voce che sia tua, sei sfottuto dall’inizio, espropriato, debitore e ora il tuo problema è colmare questo debito, ah, la mia voce indebitata con chi? con chi? voce di voce la mia voce che non sa dove andare a consegnare il danaro sonante a quali orecchie darlo per saldare infine il debito e riavere qualcosa, qualcosa se non posso avere la voce, e quelli che parlano allora stanno cercando, ah la voce, dov’è andata la voce, c’è chi apre corpi e ne mangia la voce, chi va in giro con le pistole a sparare i corpi, chi pensa di avere ragione, chi afferma e asserisce con forza, chi non ascolta, perché non ascolta, chi c’è e chi non c’è, chi ruba tutto quello che c’è da rubare pensando di colmare la fame, c’è chi crede, chi apre i copri e ne mangia la voce, ma i vagiti rubati allora? che cosa sono? dove sono? che cosa è successo quando siamo nati? che cosa possiamo fare ora? crudeltà, assassini, non dateci nomi se non potete darci voci
le vocali dovrebbero essere insegnate insieme alle altre lettere: c’è un pregiudizio verso le vocali che sono una minoranza nell’alfabeto ma cazzo lavorano come gli altri cittadini dell’alfabeto non capisco perché se loro esagerano fanno associazioni iati tutti a dire che non suonano bene che se ne devono andare che bisogna metterci in mezzo sempre un cittadino consonantico che ha più diritto e io dico ma non vi accorgete che i cittadini consonantici non sarebbero niente senza i cittadini vocali senza la voce delle vocali non ci sarebbero più nemmeno le esclamazioni perché per compiere un’azione a volte devi premere esc
andare o non andare? cadere o non cadere? perché continuare a parlare se quello che dico non ha senso? perché continuare?
premi esc premi esc premi esc premi esc
*RITROVAMENTI - Ho una cartella che passa da un computer all'altro e si chiama PERSONE, dove metto tutto quello che la gente mi ha chiesto di leggere, di scrivere, di annotare, di correggere. Quando la apro trovo sempre cose dimenticate. Correva l'anno 2008 ed ecco questo testo scritto per un'istallazione performance di Ernesto Orrico per le quattro puntate di Copiaincollasputa podcast mandanto in onda su Ponteradio, visual Federica Piraino.
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