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  • Vivere a Vanvera

    Vanvera è una città dove tutti hanno opinioni su tutto, senza sapere niente di niente.   A Vanvera si fa sempre un gran baccano, tanto che non ci sono più uccelli, scappati via, perché non riuscivano più a sentire il loro canto, tanto è forte il rumore delle continue affermazioni degli abitanti di Vanvera. I pochi animali rimasti, troppo addomesticati per lanciarsi nella vita selvaggia delle certezze, se ne stanno in un angolo, senza osare aprire bocca e con le zampe sulle orecchie. Gli abitanti di Vanvera si chiamano vanvaroni o vanvaronesi o vanveresi o vanveretti, dipende a chi lo chiedi, e se non sei uno di loro, la vita non è facile a Vanvera.   Le riunioni quotidiane che si organizzano alla presenza di tutta la cittadinanza sono un continuo spararla grossa. Le riunioni si tengono in un posto qualsiasi, preso alla rinfusa, ma che stranamente tutti i vanvaroni trovano senza sforzo, forse sentendo l’odore delle baggianate che ingombrano l’aria, e che hanno quindi un’incredibile partecipazione del cento per cento, nonostante nessuno sappia bene perché si trovi lì, né perché si organizzino tali riunioni. La gente arriva che già sta svanverando, come si dice da noi, e così la riunione inizia senza che ci sia bisogno di dire che la riunione è cominciata. Ecco, allora, che subito ci sono delle proposte di iniziative che prendono piede in un lampo tra i vanvaroni, così come altrettanto subito vengono dimenticate, per poi magari essere riproposte la seduta successiva, con gli stessi medesimi argomenti o con quelli del tutto contrari. Tanto non è poi così importante, quello che conta è dire la propria.   Noi vanvaroni, ci diciamo convinti, per esempio, che vogliamo costruire dei ponti giganteschi che colleghino il niente con il niente. Qualcuno tra noi pensa che sia una caratteristica della nostra città di cominciare una frase nel mezzo e non arrivare mai alla fine, e vorrebbe che ci fosse qualcosa che ci rappresentasse al meglio. Ma dimentica cosa stava dicendo e comincia a occuparsi di altro, per poi ritornare sullo stesso soggetto ma sostenendo l’idea perfettamente opposta. Noi, vanvaronesi e fieri di esserlo, siamo davvero dei costruttori di ponti tra mondi immaginari e mondi inesistenti e che mai esisteranno, perché i ponti non saranno comunque mai finiti. Pare che l’espressione ‘campata in aria’ sia una trovata vanvaronese.   A questa idea più metafisica e sofisticata, se ne aggiungono sempre molte altre, improvvisate e sempre più fantasiose, ma ritorna spesso il fatto che vorremmo che Vanvera fosse considerata la città dei ponti più grandi del mondo. E se mai qualcuno facesse un ponte più grande dei nostri ponti, noi siamo determinati a farne uno ancora più grande e così via eccetera eccetera. E sull’eccetera eccetera, tutti contenti applaudiamo alla grande idea che non sappiamo davvero come fare a mettere in pratica né se davvero vogliamo farlo, ma l’eccetera eccetera ci entusiasma sempre. E ci sentiamo fieri di far parte della città con i ponti più grandi del mondo eccetera eccetera e già sentiamo come sarà bello quando questi ponti, se mai li faremo, resteranno a metà, senza portare da nessuna parte, se mai saranno iniziati cominciando dai piloni centrali, certo, eccetera eccetera.   Spesso durante le nostre riunioni, qualcuno si fa largo tra i vanvaroni che parlottano tra loro e in un slancio più svanverato del solito, dice che bisogna rilanciare il turismo. Il turismo e il suo rilancio, è uno di quegli argomenti ricorrenti, che si possono tirare fuori in ogni momento e in ogni stagione, nonostante non se ne veda la ragione e non se ne abbiano i mezzi per mettere in piedi davvero questo rilancio. Promuovere il turismo, dice convinto il vanvarone, cominciando a promuovere l’immagine della nostra terra come: “Vanvera. Un paese, mille certezze”. Tutti annuiscono decisi e sicuri di capire davvero bene quello che vuol dire ‘certezza’, e in molti si stringono la mano convinti, nonostante nessuno sappia in verità cosa vogliano dire queste parole e l’idea del turismo della certezza non sarà mai messa in campo. Anzi, alla riunione seguente, se qualcuno la ritirasse fuori come ricordandosene, contravvenendo alla tradizione vanvaroniana che vuole che ogni volta che si dice qualcosa, anche se la si è già detta mille volte, questo qualcosa sembra sempre un’idea geniale e innovativa, per poi dimenticarla immediatamente, tutti comincerebbero di nuovo a considerarla e si abbraccerebbero, come se infine avessero trovato qualcosa che abbia un senso e che li liberi dall’incertezza continua, ma per poi dimenticarla subito passando all’innovativa proposta successiva che ne prenderebbe il posto. A Vanvera ogni proposta sembra innovativa e rivoluzionaria. I cuori dei vanvaronesi sono sempre pronti a riempirsi di gioia ed entusiasmo per le nuove idee.   Nei momenti di disorientamento che colgono i cittadini vanvaroni durante queste riunioni, quando i discorsi si intrecciano e i vanvaronesi cominciano a cambiare continuamente posto e interlocutore, qualcuno prova a trovare un discorso comune, salendo su una sedia, inizialmente solo per cercare quello che crede sia un vecchio amico di scuola che ha intravisto in fondo alla sala, oppure uno che gli deve dei soldi che magari sono la stessa persona, nonostante i prestiti a Vanvera siano sempre molto confusi, perché non si capisce mai chi deve quanto a chi e il dovuto oscilla sempre, come una borsa locale dei debiti vanvaroniani. Poi, quello sulla sedia, trovandosi ormai lì in alto, dice la sua sulla prima cosa che gli passa per la mente. E tutti ascoltano, continuando a parlottare, e basta che lui alzi un po’ la voce che subito c’è un’esplosione di applausi. Ma se voi chiedete a qualcuno dei presenti il perché dell’applauso, nessuno ne conosce davvero la ragione, ma tutti immediatamente argomentano molto convinti, parlando con fervore di qualcosa inventato di sana pianta. Così voi che vi trovate a passare da lì, pensate che il tizio in piedi sulla sedia, sta perorando la famosa causa dei ponti di Vanvera oppure della distribuzione della gassosa direttamente dalle fontane pubbliche, o ancora dell’acquisto di paraorecchie per la protezione degli animali domestici vanvaroniani dalla grandine di baggianate dei cittadini di Vanvera e infine del sempre alla moda rilancio del turismo. Tutti questi argomenti sono validi e presi in cosniderazione e saranno comunque trattati e considerati della stessa maniera e con lo stesso livello di importanza e senza risparmiare i discorsi ricchi di eloquenza e riflessioni, che saranno subito dimenticati per passare a qualcos’altro.   Quello sulla sedia, poi, non sapendo che fare, volendo scendere, ma anche non scendere, perché spronato dagli applausi della folla dei vanvaroniani, avendo dimenticato ormai pure perché è salito sulla sedia, ma non facendosi trovare alla sprovvista – nessuno dei vanvaroni si lascia mai sorprendere restando senza parole e ha sempre qualcosa da dire –, potrebbe sfoderare un altro argomento, cavallo di battaglia molto usato nelle riunioni vanvaroniane quasi più della questione del turismo, e dunque annunciare, così su due piedi, che da domani tutti quanti i cittadini e le cittadine di Vanvera regolarmente iscritti all’anagrafe di Vanvera, troveranno un posto di lavoro sicuro, ben pagato e di tutto riposo. E i vanvaroniani di nuovo, ecco che applaudono contenti, e addirittura si cominciano già a rimboccarsi le maniche, nonostante nessuno sappia davvero fare qualcosa in quel di Vanvera, voglio dire un lavoro qualsiasi per cui debba essere pagato, una di quelle occupazioni che oltre i confini di Vanvera sono normali per la gente. Ma sul momento, tutti si sentono soddisfatti e nutrono addirittura grandi speranze per il futuro: le cose miglioreranno, non c’è dubbio. I vanvaroni sono degli ottimisti inesauribili, almeno quanto le assurdità nei loro discorsi.   Questa cosa del lavoro per tutti gli abitanti di Vanvera, però, così come ogni altra cosa d’altronde, sarà subito dimenticata, non solo perché nessuno sa cosa sia il lavoro né l’abbia mai saputo e non si può dire che qualcuno abbia mai lavorato – su cosa si basi l’economia vanvaroniana ci sono opinioni contrastanti - ma anche perché è del tutto impossibile riuscire a trovare l’anagrafe vanvaronese. E anche se qualcuno la trovasse, non si potrebbe mai essere sicuri che quello che c’è scritto corrisponda davvero al registro dei veri cittadini vanveresi, visto che le nascite e le morti, sono scritte nei registri solo per sbaglio e le date di nascita e di morte sono del tutto aleatorie: possono essere certamente quelle che leggerete nei grandi registri dell’anagrafe, oppure altre, tanto è uguale. Ci sono, quindi, tra i vanvaroni, morti che camminano e altri mai nati. E gli stessi nomi, poi, sono temporanei e passeggeri, nessuno può dire come si chiami qualcun altro, e questo qualcun’altro stesso non sa dire come si chiama. Qui a Vanvera non sappiamo mai chi davvero sia chi e chi qualcun’altro. Se qualcuno vuole chiamare un altro, trovandosi nella piazza del paese, fa un nome a caso, il primo che gli salta in mente e tutti quelli presenti si voltano e alcuni si affacciano dalle finestre che danno sulla piazza. Poi, sentendosi chiamato in causa, qualcuno si avvicina o gli risponde e così si va avanti. Magari cominciano una discussione, nonostante tutti e due probabilmente stanno parlando con la persona sbagliata e sono la persona sbagliata, e non sanno assolutamente niente di quello di cui stanno parlando.   Nonostante questa anagrafe tipicamente vanvaroniana, non è raro che un vanvarone si trovi a sostenere che chi non è di Vanvera dovrà tornarsene a casa sua e tutti gli altri subito si mettono ad applaudire, nonostante nessuno sappia il perché. Così nessuno sa chi è di Vanvera e chi non lo è e ci sono opinioni contrarie anche sul concetto di essere di qualche parte o non essere. Così tutti i cittadini di Vanvera sono cittadini e non lo sono allo stesso tempo ed è stato così da sempre situazione che ha permesso un certo equilibrio e il concetto stesso di cittadinanza, senza parlare di quello di nazionalità sono aleatori al punto che non è raro che i vanvaronesi pensao di essere tutti immigrati e allo stesso tempo si sento di appartenere a ogni posto. Chiunque si trovi a passare da qui può quindi essere preso per un cittadino oppure può non esserlo, dipende dai momenti.   Nella confusione generale sull’identità degli abitanti non sappiamo se ci sono dei sindaci o degli amministratori per esempio, delle persone in carica di gestire la città e prendere le decisioni, e ancora di più le responsabilità. Visto il susseguirsi rapido delle elezioni e dei cambi di schieramento politico e opinione, abbiamo rinunciato a sapere chi abbia vinto cosa e chi abbia avuto il consenso elettorale, visto la fluidità imprevedibile delle preferenze dei vanvaroni. E figuarsi se mai sappiamo chi li ha eletti e perché. I vanvaroniani votano e poi dimenticano subito chi hanno votato, e cambiano immediatamente discorso. Hanno delle opinioni politiche, certo, hanno molte, troppe idee sul mondo e la politica. Ma hanno anche le idee contrarie a quello che non hanno appena esitato a declamare pubblicamente. Per i vanvaroni, qualsiasi corrente politica, qualsiasi partito, ha i suoi pro e i suoi contro, e quali siano questi punti a favore e quelli a sfavore, non è importante, perché tanto cambiano in continuazione. E a dire il vero, se voi chiedete a quello che vi sembra essere incaricato di gestire la città, quello che magari credete essere il sindaco, per esempio il tizio che si trova temporaneamente in piedi sulla sedia ad arringare la folla di vanvaroniani parlando del rilancio del turismo, e se ci indovinate, se è proprio lui il responsabile, o almeno è quello che sostiene in quel momento, allora quello subito fa un salto indietro, tanto da cadere dall’alto della sedia e si affretta a dire che no, non è lui. E anche se sapete per certo che lui, o un altro vanvarone a vostra scelta, è il sindaco e andate direttamente da lui per parlargli a quattr’occhi, quello negherebbe sempre e sempre di essere lui il sindaco e negherebbe con ancora più forza di essere addirittura se stesso, vista l’incertezza sull’appropriazione dei nomi, dei voti e dell’identità a Vanvera, avrebbe molti argomenti a favore per sostenere quest’affermazione – e anche molti argomenti contrari. A Vanvera tutti i cittadini, chiunque essi siano, sono dei grandi idealisti, se solo sapessero quali sono i loro ideali.   A Vanvera si organizzano sempre grandi feste e celebrazioni per qualsiasi cosa e a volte per nessun motivo valido, perché non si sa cosa festeggiare e celebrare e se si sapeva, poi ce ne siamo tutti dimenticati. Ma ai cittadini vanvaroni piace festeggiare, perché è un modo come un altro per ritrovarsi tutti insieme e dire la propria. Visto che il tempo e il calendario è sempre opinabile e cambia in continuazione, può capitare di avere molti natali e anche due ferragosti nella stessa settimana. Nessuno si stupisce. Così, gli alberi di Natale e i presepi sono smontati alla sera e rimontati ogni mattina – non sia mai che sia Natale proprio quel giorno. E il coniglio pasquale si aggira sempre tra i campi vanvaroni, nonostante nessuno lo abbia mai visto, tanto da aver fatto diventare Vanvera la prima produttrice mondiale di conigli pasquali. O almeno così sostengono i vanvaroniani, perché non hanno mai prodotto un coniglio pasquale. Ma poi, subito, ecco che si ricordano che è il compleanno di qualche cittadino. Nonostante quello magari ne abbia già festeggiati tre di compleanni nella stessa giornata, tutti si felicitano e gli stringono le mani, dicendogli tanti auguri e di colpo, non si sa da dove arrivi, tirano fuori una torta piena di candeline, il cui numero degli anni è stato messo lì alla rinfusa. Ma nel momento stesso che quello sta per soffiarci sopra e loro già gli dicono esprimi un desiderio, lanciandolo in una lunga elucubrazione su cosa mai possa desiderare e sul suo contrario, ecco che si ricordano che è il compleanno di un altro. Ed è a quest'ultimo adesso che tutti stringono la mano e augurano buon compleanno. E ancora una volta tutti insieme, anche quello che era il festeggiato un minuto prima, ma di cui non ha più memoria, gli dicono dai adesso spegni le candeline, però prima esprimi un desiderio. E così, anche questo qui, comincia a riflettere e a pensare a cosa vuole e al suo contrario. Nessuno a Vanvera è mai riuscito a spegnere le candeline sulla torta di compleanno. Per fortuna, in alcuni giorni d'autunno, c'è molto vento che si incarica di farlo, evitando dei possibili incendi. E i vanvaroniani si distraggono dalla torta e dal compleanno e si mettono a parlare del tempo. A Vanvera esistono solo le mezze stagioni.   Vedete quindi cari amici e care amiche, semplici conoscenti, vicini di casa, gente che incontro e che ho incontrato per strada o in autobus, in quanto cittadino di Vanvera, e fiero di esserlo come ogni altro vanvarone, come abbia il dovere, l’irresistibile necessità di dire la mia su qualsiasi cosa. Vedete come il bisogno di esprimere le opinioni più sconsiderate su qualsiasi argomento, sia qualcosa che appartiene alla mia natura. E se mi sottoporete un qualsiasi soggetto di conversazione, potrò discuterne con voi per molte ore, trovando sempre nuove ragioni per continuare e altrettante per farla finita. Nonostante non ne sappia davvero nulla ma proprio nulla, ve lo posso giurare. Ma di che stavamo parlando?   Ah, certo, vorreste chiedermi, forse, come fare per poter visitare questa incredibile città. Non vi ho detto che il turismo è il nostro punto forte e per il suo rilancio in questi anni abbiamo fatto una grande campagna promozionale non si sa dove e per chi, ma di certo c’è stata, e anche una profonda riflessione tra noi cittadini. Direi che Vanvera non ha confini ben stabiliti e non c'è bisogno di lunghi viaggi per poterla raggiungere. A volte si trova addirittura proprio girato l’angolo. Altre volte è vero che bisogna prendere degli aerei. Le sue frontiere sono aperte e si spostano in continuazione. Il concetto stesso di frontiera è sconosciuto per i vanveresi, che vagano a destra e a manca, in continuazione, non sapendo bene nè dove andare, nè perché ci vadano. E non sapendo nemmeno dove abitano, tanto che non è raro svegliarsi in un letto e addormentarsi in un altro. E se si trovano bene, è possibile vederli andare in giro con un filo intorno alla vita e la cui altra estremità è rimasta legata alla casa da cui sono usciti la mattina, perché avevano delle commissioni urgenti da sbrigare, ma che hanno già dimenticato. E così sperano che una volta finite le loro peregrinazioni vanvaroniane, in cerca di non sanno che cosa, poter ritrovare il filo del discorso che li ha portati fino a dove si trovano, per poter rientrare da dove sono partiti.   In queste condizioni, senza nemmeno un’anagrafe di riferimento, né delle leggi stabilite una volta per sempre, visto che gli emendamenti e il loro contrario sono sempre in crescita e mai si arriva a stabilire un testo di legge definitivo, né nessuno che le faccia rispettare, visto che essere guardia o essere ladro, giudice o imputato, colpevole o innocente è la stessa cosa, il concetto di nucleo familiare e di famiglia è superato da centinaia di anni, da così tanto tempo che non se ne ricorda più quando è stato usato l’ultima volta e quando è caduto in disuso (e se per caso qualche volta si trova una documento storico che avvalora tale o tal’altra data, tutti sono pronti a contraddirlo con altri documenti usciti non si sa da dove e argomenti molto validi, credetemi). Tra i vanvaroniani si parla invece di comunità, gruppo, coalizione, affiliazioni, incontri. Certo, per il tempo che durano le convinzioni e le affermazioni dei vanvaroni, che poi negano immediatamente tutto ciò, e si mettono a parlare con fervore di genealogie e discendenze e legami, addirittura di eredità, e di ristabilire la famiglia all’antica e provano pure ad andare a cercare le proprie origini, ma vista l’impresa impossibile che rappresenta questa ricerca in particolare, così come ogni ricerca a Vanvera, l’abbandonano subito, gettandosi a testa bassa in un’altra battaglia in direzione del tutto contraria per l’emancipazione dal concetto di famiglia e il perseguimento della libertà individuale e dell’autodeterminazione. Le argomentazioni e i cavilli dei vanvaroni possono portarli molto lontano, più lontano dei confini invisibili e inesistenti della loro città.   A Vanvera il concetto di proprietà privata esiste, certamente, o almeno così dicono alcuni di noi, ma nessuno ricorda mai cosa sia di chi e in che cosa consista questa cosa. Per cui capita che due si trovino a condividere lo stesso tetto, anche se non si sono mai visti e a reclamare con vigore la proprietà di quella casa, ma senza che nessuno sappia davvero che cosa voglia dire e senza, di certo, avere uno straccio di documento notarile che ne attesti la proprietà – inutile dire che i notai non esistono. Per fortuna poi si distraggono e cambiano subito argomento e si trovano di colpo d’accordo su qualcosa di davvero sorprendente per loro e che non vedono l’ora di andare a comunicare perché presto si riuniranno, come al solito, in riunione affollata, entusiasta e rumorosa. L’entusiasmo tipico vanverese per un nuovo argomento, già trattato mille volte ma che mille e mille volte sembrerà sempre nuovo, gli fa dimenticare di legarsi un filo alla vita che li riporti indietro alla casa da cui sono usciti e così, una volta fuori, addio casa e addio proprietà privata. E se per coincidenza questi due, si rivedranno durante la riunione del giorno, non sapranno nemmeno bene se si conoscono, e se mai si conoscono, dove si siano visti. E certamente faranno molte ipotesi sul loro ultimo incontro, facendo finta di esaminare i propri ricordi, ma di certo nello stesso tempo saranno pronti a esprimere delle opinioni contrarie a quelle che li avevano spinti a uscire di casa per raccontarle agli altri vanveresi. Alla fine della riunione, poi, ognuno tornerebbe in una casa diversa, dove magari non era mai stato. Troverebbe qualcun’altro e comincerebbe subito a reclamare il suo diritto di proprietà e così via all’infinito, oppure eccetera eccetera.   Credendo di avere un grande senso dell’orientamento, ma cambiando idea in continuazione, la geografia a Vanvera è argomento molto dibattuto e sempre al centro dei pensieri vanveresi, così come il tempo. Nessuno dei vanveresi ammetterebbe mai di essersi perso per strada o di non trovare la direzione. Tutti camminano decisi in un senso e poi magari si voltano di colpo e vanno nella direzione opposta. Se magari passando da lì, vi fermaste a chiedere un’indicazione a un vanverese, aspettatevi di arrivare da qualche parte, di avere delle informazioni molto precise e dettagliate, ma senza sapere dove sia questo posto. Il mio consiglio è di non fermarsi a Vanvera per chiedere indicazioni, non andarci proprio a Vanvera, ma guidare fino al paese più vicino, senza seguire le indicazioni stradali che troverete nel territorio di Vanvera. Prendete comunque sempre la prima a destra dopo la chiesa, proseguite fino al giardino zoologico e poi tirate dritto, non potete sbagliare, credetemi.   Tra gli abitanti contiamo un numero indefinito di scrittori, e tra questi innumerevoli poeti, ma anche molti politici e affaristi vari. Tutta gente che può riempire lo spazio sonoro e la pagina bianca con un sacco di storie tutt’affatto credibili e incredibili allo stesso tempo. Ed esserne talmente convinti, da convincere anche altri vanveresi e oltre, andare oltre i confini immaginari di Vanvera stessa. Per non parlare dei vicini di casa, ci sono un sacco di vicini di casa cittadini di Vanvera, che servono sempre come riferimento indispensabile per parlare di cose successe a qualcuno e per essere le persone cui correre per chiedere un’opinione e il sale. E ci sono anche un sacco di avventori dei bar di Vanvera e di altrove, perché tanto nessuno riesce mai a capire dove si trovano i luoghi con precisione e men che meno i bar. Questi sbarcano nelle bettole vanveresi e subito sono investiti da opinioni e racconti non richiesti, ai quali rispondono e rimpinzano di altre cose dette e stradette, ma del tutto innovative e originali alle orecchie degli altri clienti di questi bar immaginari.   Visto che non sappiamo chi siamo, né quanti siamo, né sappiamo dove ci troviamo né il perché ci troviamo da qualche parte, allora non siamo proprio sicuri di essere cittadini di Vanvera e allo stesso modo tutti possono essere cittadini vanvaroni. Magari anche voi che state leggendo queste righe, vi sarà capitato qualche volta di vivere a Vanvera o di abitarci stabilmente per un po’ di tempo comportandovi come se foste sempre stati cittadini di Vanvera. In un modo o nell’altro, non è grave, il carattere dei vanvaroni vi permette di fare e dire cose a Vanvera, ma allo stesso tempo di negarle e affermare che non siete stati voi, non l’avete detto voi e no, voi non eravate lì, oppure sì, c’eravate. Lo spirito di contraddizione e lo spararla grossa è proprio dello spirito di Vanvera, cari amici cittadini.   Però, se vi è mai capitato di sentire qualcuno chiamare qualcun’altro in strada e girarvi sperando, anzi convinti, che chiamasse proprio voi, allora forse voi abitate da sempre a Vanvera e non avete mai lasciato la città e forse, addirittura, ci siete nati, dimenticando subito le vostre origini, e magari siamo pure cugini, perché tutti sono parenti a Vanvera, e tutto questo scritto è solo un memoriale, per invitarvi alla prossima riunione dei cittadini vanvaroniani che si terrà in un momento scelto alla rinfusa e in un posto a casaccio.   Mi raccomando seguite alla lettera l’unica legge rispettata e che tutti ricordano a Vanvera e che è scritta in lettere d’oro su ogni porta di ogni casa vanvarone e che credo faccia così: Dite la vostra, eccetera eccetera.

  • Per i tuoi occhi neri e grandi che mai dimenticherò

    Racconto in tre parti pubblicato su Malgrado le mosche il 9, 16 e 23 gennaio 2025.

  • Re Enrico Chiappediferro, un racconto storico

    Il Re Enrico Chiappe di Ferro, regnò in Inghilterra a cavallo del XII e del XIII secolo. Durante il suo regno il paese fu devastato a diverse riprese da pestilenze e carestie. E quando non c’erano le malattie, c’era qualche guerra per dei motivi che nessuno capiva davvero, né l’aristocrazia né tanto meno il popolo e spesso, nonostante il contegno da difensore della patria che gli toccava mantenere, nemmeno lo stesso Re. Enrico, che voleva sempre restare a fianco ai suoi sudditi e che all’epoca infatti era chiamato “Il caritatevole”, cavalcava tutto il giorno da un lato all’altro del suo regno per portare soccorso con generi di prima necessità e parole di conforto ai cittadini delle sue contee. Rinunciando volontariamente alla scorta e accompagnato solo da un valletto la gente lo accoglieva stupita di vedere il monarca sbarcare nelle loro case e restava sbalordita dal comportamento di Enrico che si fermava a consolare e discutere con tutti dai campagnoli fino ai preti e ai ragazzini, anche perché le poche volte in cui un reale si era fatto vivo nelle campagne era per qualche battuta di caccia, per far tagliare le teste e per reclamare qualche assurdo diritto e imposta su uomini, donne e averi. Senza paura di ammalarsi lui stesso, convinto che più della sua maestà d’altronde inutile per le malattie del corpo, e più della corazza in battaglia, sarebbe stato il suo spirito e le sue convinzioni a proteggerlo, Enrico Il caritatevole non esitava a occuparsi dei lebbrosi come degli appestati. E per ragioni che nelle leggende hanno a che fare con il miracolo e la beatitudine, ma che la scienza spiegherebbe con una bizzarria genetica e con il privilegio riservato ai nobili del tempo di aver sempre avuto di che nutrirsi e della possibilità di un minimo di igiene personale, non si ammalò mai, al contrario dei suoi sventurati valletti che non duravano più di una settimana. Si racconta, infatti, che in ogni cimitero della penisola britannica ci sia sepolto almeno un valletto di Re Enrico detto Il caritatevole e alcuni affermano che il modo di dire “Andarsene in giro con il Re” venga dallo sfortunato destino dei valletti reali e non vuol dire avere fortuna e onori, ma più prosaicamente non aspettarsi molto dal futuro. Nonostante gli sforzi di Re Enrico che inoltre aveva spedito a ogni angolo dell’Europa i suoi ambasciatori per cercare soluzioni dai più grandi scienziati esistenti, la pestilenza del 1321 non voleva saperne di scomparire e non sembrava esserci una soluzione. Gli sforzi del Re non sembravano essere sufficienti e ormai non gli restavano più valletti di corte e nessuno che si presentasse per rimpiazzare quelli seppelliti tra Edimburgo e Dover. Così, deciso a prendere tra le mani il destino del suo regno, in una cerimonia privata presieduta dal Vescovo di Canterville e in presenza di tutti i nobili della corona, fece il fioretto di cavalcare da solo senza mai fermarsi, se non per cambiare cavallo, almeno per 2000 miglia e poi continuare finché la pandemia non fosse finita. E il tutto senza usare una sella e a chiappe nude. I resoconti dell’epoca affermano che Re Enrico detto Il caritatevole tra il 1321 e il 1322 cavalcò 7457 miglia, più della distanza tra Manchester e Bangkok, prima che il suo voto fosse soddisfatto. Quando si fermò, Enrico detto Chiappe di Ferro era il nome con cui il popolo lo conosceva e fu ricordato nei racconti dei cantastorie che ne narrano le vicende in tutta l’isola e poi in Europa lodandone il coraggio e il suo coriaceo didietro. Pare che Enrico a dispetto della sua benevolenza verso i suoi sudditi, in fin dei conti preferisse l’appellativo de “Il caritatevole”, ma sapeva che la storia e il popolo, per quel gusto proprio che gli fa amare il dileggio del potere, nonostante la bontà del regnante di turno, non lo avrebbero ascoltato e sarebbe rimasto per sempre “Chiappe di Ferro”. Ed è questo l’unico cruccio che ebbe il Re, oltre all’impossibilità di trovare un trono abbastanza confortevole per le sue chiappe irrimediabilmente malmesse, durante il resto del suo regno che trascorse serenamente in pace e senza mai più montare a cavallo. Re Enrico Chiappe di Ferro è annoverato tra i giusti della storia della corona britannica e portato come esempio di generosità e perseveranza. Ma la leggenda di Chiappe di Ferro non è solo conosciuta tra le imprese delle cavalcate memorabili, ma ricordata anche nelle note a margine dei manuali di dermatologia e allergologia cavallina. Tra i tanti meriti, uno dei suoi lasciti è stato quello di aver reso note le funzioni lenitive di certi fiori per altro insignificanti in quanto pregio della forma e del profumo che crescono nelle campagne più isolate dell’Inghilterra e dal cui estratto oggi se ne fanno pomate e unguenti lenitivi per le irritazioni più fastidiose. In molti infatti testimoniarono di averlo visto in verità smontare spesso dalla cavalcatura durante la sua maratona, l’equino legato a un albero, e il Re accovacciato mentre sfregava il suo regale deretano su queste piante. Nonostante non fosse esente da morsi di insetti di tutti i tipi, niente erano in confronto alle ulcere e al prurito del suo sedere dopo le lunghe cavalcate in nome della corona e per la salvezza del regno. Tra i ranghi della cavalleria prussiana era considerato un rito di passaggio attraversare la Polonia fino a sconfinare nel freddo impero dello Zar, cavalcando a pelo di cavallo e chiappe scoperte e sfidando i tiratori fedeli al regime zarista mostrandogli impudentemente il culo nudo. Dire che qualcuno ha il coraggio del Re inglese o semplicemente cavalcare all’inglese, significa avere una tempra forte, temeraria e più semplicemente chiappe buone contro ogni avversità.

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  • chi | alessandro chidichimo

    Sito personale di Alessandro Chidichimo riguardo la scrittura, la ricerca scientifica, i disegni e pittura Scrivere è la mia occupazione quotidiana, tanto per ricerca che per la scrittura in sé stessa - dipende dai progetti su cui lavoro. Quando non scrivo allora disegno senza sosta tra una cosa e l'altra. Nel 2024 ho pubblicato Della morte non puoi parlare, o della gioia per le éditions Dasein e n el 2021 Tu, Toi sempre con Dasein. Dei miei racconti sono usciti su Antonym , Malgrado le mosche , Bomarscé ... e in passato sul cartaceo. Nella ricerca sono specializzato nelle scienze del linguaggio, nella filologia dei manoscritti della scuola ginevrina di linguistica: Ferdinand de Saussure (la mia tesi di dottorato Il manoscritto saussuriano De l'essence double du langage ha vinto il Prix Bally 2012, come miglior tesi dell'anno), Charles Bally, Albert Ch. Sechehaye, Serge Karcevski. Ho scritto anche di Michel Bréal e Emile Benveniste (ecco le pubblicazioni e le conferenze ). Ho lavorato nei giornali e nella comunicazione per una decina d'anni e diverse centinaia di articoli pubblicati. Mettendo insieme tutto questo nel 2015 mi sono finanziato la ricerca con un crowdfunding , uno dei primi casi al mondo. Di questi tempi per vivere insegno scrittura per il web all'Università di Ginevra e sono collaboratore scientifico su un progetto sulla disinformazione. Su questo sito raccolgo le cose che faccio che hanno a che fare con la scrittura, disegnare, amici. Per farla breve, guarda questo curriculum . Alessandro 11 gen Tempo di lettura: 1 min Per i tuoi occhi neri e grandi che mai dimenticherò 11 0 commenti 0 Post non contrassegnato con Mi piace Alessandro 5 ott 2024 Tempo di lettura: 5 min Anche di questo dobbiamo parlare 76 0 commenti 0 Post non contrassegnato con Mi piace Alessandro 2 lug 2024 Tempo di lettura: 3 min Satnam, che ha perso un braccio 11 0 commenti 0 Post non contrassegnato con Mi piace

  • lezioni | alessandrochidichimo

    Saussure, philosophie du langage, communication, sémiotique, science de l'éducation et tous mes articles scientifiques en histoire de la linguistique et philologie. Lezioni e corsi Tutte i miei corsi in ordine cronologico sulla scrittura, la storia della linguistica, altro ancora. 2019, avril 12 Workshop et atelier sur le logiciel Iramuteq pour les doctorants de l’École doctorale Sciences de l’éducation, Les méthodes mixtes en Sciences de l’éducation. 2019, mars 19 « Ferdinand de Saussure : une introduction », Séminaire pour les étudiants, Langues slaves et orientales, Section Slavistiques, Université de Lausanne. 2018, septembre 27 « Refresh Saussure. Réorganiser des manuscrits de Saussure grâce à des textes inconnus », L’histoire des sciences du langage à l’épreuve des approches historiographique et épistémologique, École doctorale lémanique en histoire des théories linguistiques, Univ. de Lausanne, Section de langues slaves, 27-29 septembre 2018, Leysin (VD). 2018, septembre 13 « Workplace difficulties in teachers’ professional conversations - Les obstacles dans les discours professionnels » (avec Kristine Balslev et Dominika Dobrowolska, Université de Genève), EARLI SIG 14 Learning and Professional Development, Interaction, Learning and Professional Development, Université de Genève 12-14 septembre 2018. 2018, juin 22 « La philologie des manuscrits de Ferdinand de Saussure entre histoire, archives et pratique d’écriture », Méthodes de l’interdisciplinarité, Université de Zurich, Summer School, Hertenstein, Luzern. 2018, mai 1 « Les manuscrits de Ferdinand de Saussure : archives, manuscrits, textes », Yonsei University, Seoul, Corée.2018, avril 25 « Saussure, Bally, l’École de Genève de linguistique entre biographie et histoire », Yonsei University, Seoul, Corée. 2018, mars 28 « Documents pour l’histoire de l’École de Genève Saussure, Bally, Karcevski », Séminaire de recherche pour les doctorants et étudiants, Université de Lausanne, Langues slaves et orientales, Section Slavistiques, Lausanne. 2017, août 29 « Saussure et le point de vue Terminologie et théorie », XIV International Conference on the History of the Language Science ICHOLS XIV, Université de Paris III.2017, juin 14 « Rester Libres : Emile Benveniste réfugié en Suisse », Outremer, Collectif indépendant de recherche, Genève. 2017, mai 5 « Table ronde : Carrière scientifique, open data et publications en libre accès : quelle liberté ? quelles contraintes ? » in CUSO Etudes doctorales Sciences de l’éducation Université de Genève Propriété des données et des publications scientifiques. 2016, novembre 30 « Crowdfunding A Toolkit for Changemakers », Banyan Initiative for Development, Maison des Associations, Genève. 2016, novembre 3-5 « Language sciences in teacher education » (avec Mme Kristine Balslev, UniGenève, Suisse), 6th International and Interdisciplinary Conference, Applied Linguistics and Professional Practice (ALAPP) University of Copenhagen, Denmark. 2016, octobre 26 « Saussure, Bally et l’école de Genève : collaboration, identité et diffusion des études saussuriens », L’expérience et l’avenir du structuralisme, Cercle Linguistique de Prague, Prague 24-26 octobre. 2016, septembre 29 « Le Fonds Serge Karcevski à Genève », École doctorale lémanique en histoire des théories linguistiques, Univ. de Lausanne, 29sept-1 octobre 2016 - CRECLECO / Section de langues slaves, Hôtel de la Tour d’Aï, Leysin (VD). 2016, septembre 21 « Faire un crowdfunding : projet, communication, stratégie », Fonderie Kugler, Centre d’art, Genève. 2016, avril 19 « Faire un crowdfunding pour la recherche scientifique et l’art », conférence dans le cadre de la série de cours de la Trade School Geneva, Genève : http://tradeschool.coop/geneva/class/faire-un-crowdfunding-recherche-art-communication/. 2016, avril 13 « La traduction et la diffusion du Cours de linguistique générale en Russie » (avec M. Estanislao Sofia, Uni Leuven, Belgique), Le Cours de linguistique générale et les sciences du langage en Europe centrale, Université de Lausanne, Section des langues slaves, option linguistique. 2015, décembre 3-4 « Benveniste à la guerre (1939-1945) : entre biographie et histoire », Entre vie et théorie : la biographie des linguistes dans l’histoire des sciences du langage, Colloque International, Université de Picardie – Jules Verne, CERCLL-LESCLAP, EA 4283, Amiens. 2015, mars 18-22 « Bref aperçu sur les traductions, la diffusion et la réception du Cours de linguistique générale (1916) » (avec M. Estanislao Sofia, UniLeuven, Belgique) XX Congreso de la Asociación Alemana de Hispanistas 2015, Heidelberg. 2015, février 27 « Émile Benveniste, linguiste, réfugié en Suisse et l’école genevoise de linguistique (1943-1946) », Exil. Asile. Diaspora. Le rôle de la Suisse au 20ème siècle Université de Berne, 26-28 février. 2014, août 25-29 « Saussure et la temporalité : genèse et développement d’une terminologie à travers les manuscrits », XIII International Conference on the History of the Language Science ICHOLS XIII, University of Trás-os-Montes and Alto Douro, Vila Real, Portugal. 2014, juin 19 « Conscience d’archives et temporalité : F. de Saussure et l’École Genevoise de Linguistique », Archives des savoirs : problèmes et enjeux, Colloque International, Maison de l’Histoire-Université de Genève, Genève, 19-21 juin. 2014, février 22 « Notes éparses : une recherche en partant des notes de Saussure, Bally, Sechehaye » Writing Research Across Borders III, International Conference on Writing research, Paris, http://conference2014.fr , 19-22 février - Atelier La prise de notes. 2013, octobre 5 « Recherches sur les manuscrits saussuriens avec histoire, chercheurs, exemples », École doctorale lémanique en histoire des théories linguistiques, Univ. de Lausanne, 3-5 octobre 2013 - CRECLECO / Section de langues slaves, Hôtel de la Tour d’Aï, Leysin (VD). 2013, septembre 12 « Pourquoi j’aime Saussure » conférencier invité pour le festival d’art et critique Emergency ! La fin est le début, 30 aôut-14 septembre, Fonderie Kugler, Genève. 2013, juillet 19 Panel thématique Établir le texte – impossible et nécessaire entreprise aux 4e Rencontres Internationales de l’ISD, Activités, textes et langues: leur dynamique interactive et ses effets, Genève 17-19 juillet 2013 (http://isd-international.org/2013/panels-thematiques/), organisé par la FPSE de l’Université de Genève. 2013, février 22 « Recherches sur les manuscrits de l’École linguistique de Genève : outils, objets, marginalia, textes, manuscrits » ITEM – Institut des textes et manuscrits modernes, Paris http://www.item.ens.fr/index.php?id=578854). 2012, octobre 24 « Le manuscrit saussurien de l’Essence double du langage » cours public Saussure, une source d’inspiration intacte, Faculté de Lettres, Université de Genève. 2012, septembre 26 « Bréal lecteur de Goethe (1898-1911) : un jeu de textes entre réalité et fiction », École doctorale lémanique en histoire des théories linguistiques, Univ. de Lausanne, 27-29 septembre 2012 CRECLECO : «Réflexions sur le langage en Europe», Champéry (VS). 2011, août 30 « L’évolution du terme sémiologie chez Saussure : 1883-1913 » XII International Conference on the history of language sciences, ICHOLS XII, St. Petersburg, 29 aout-1 sept. 2011, avril 1 « Variations saussuriennes : écriture, recherche, style dans les manuscrits de Ferdinand de Saussure » Colloque internationale Enjeux théoriques de l’édition des manuscrits de Saussure, Université de Liège. 2009, octobre 3 « Rapporti fra archivi saussuriani » Colloque international Pour une édition numérique des textes de F. de Saussure, Università della Calabria, 1-3 octobre 2009. 2009, octobre 2 « Chiudere il cerchio Une nouvelle terminologie sur la temporalité » Colloque international Pour une édition numérique des textes de F. de Saussure, Università della Calabria, 1-3 octobre 2009. 2009, octobre 1 « Lo spazio materiale della scrittura di Saussure : l’Essence double du langage » Colloque international Pour une édition numérique des textes de F. de Saussure, Università della Calabria, 1-3 octobre 2009. 2009, mars 3 « Farsi le scarpe o della storiografia saussuriana » séminaire dans le cycle de Il Filo di Sophia, Faculté de Lettres, Université de Calabre. 2008, octobre 14 « Pourquoi dit-on homme et chien? Saussure et le sujet parlant », séminaire dans le cycle des séminaires CRECLECO, Département de linguistique, Université de Lausanne, 14 octobre 2008. 2008, septembre 24 « Saussure et le sentiment. La forme du sentiment linguistique » exposé au séminaire CRECLECO Lausanne, Crêt Bérard, 25/27 septembre 2008. 2007, juin 20 « Déclinaisons de la temporalité L’enchevêtrement de la pluralité des temps chez Saussure » Colloque Révolutions saussuriennes, Genève, 19-22 juin 2007.

  • florilegium | alessandrochidichimo

    florilegium è una serie di 650 disegni realizzati tra il 2010 e il 2014 usando lo stesso formato di cartoncino A6, gli stessi colori e la stessa tecnica di disegno.

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