Non eravamo pronti. Viviamo tempi difficili. Nessuno si aspettava di dover vivere quello che stiamo vivendo. All’inizio sembravano poche settimane, poi qualche mese, adesso stanno diventando molti, troppi mesi e presto sarà un anno intero. Un anno intero non è poco tempo, non è poco tempo per niente. E nonostante tutto il tempo che è passato, non sappiamo cosa succederà, non sappiamo se saremo malati, o se nessuno starà più male, e se attraverseremo questa tempesta secca senza nemmeno una macchia sulla nostra camicia.
Siamo stanchi e la stanchezza ci prende dalla manica e ci strattona forte da dire cose che non avremmo immaginato dire nel silenzio fragoroso dei nostri corpi accumulati in spazi chiusi e che non aspettano altro che rovesciarsi fuori in maniera disordinata e senza più voler ritornare indietro. Siamo incerti e l’incertezza spesso ci spinge al rifiuto di questo mondo e delle sue inattenzioni che ci trovano impreparati.
Tutta una vita di studi e di tecniche, di opinioni e sicurezze, per farci trovare impreparati a quello che sarebbe potuto succedere, come la storia, anche quella più recente stava lì a ricordarci e da cui voltavamo il capo, e che è successo davvero, inatteso. Anche se malesseri e sintomi numerosi stavano lì a dirci che un rumore di fondo disturbante e dei lampi addirittura evidenti, che scoppiavano davanti occhi che coprivamo a forza con il gomito del braccio, occupavano già la nostra stessa realtà.
Tutta la nostra politica, tutta la nostra tecnologia e tutti i nostri discorsi non sono bastati per essere preparati, non sono stati sufficienti per farci trovare preparati. Ma che cosa ha nutrito questa possibilità di non essere pronti, se non un’incapacità già presente, che si metteva in piedi essa stessa, e che potrebbe rivelarsi come una mancanza di attenzione alla vita, una mancanza di preparazione alla vita, se la vita di tutti adesso è in gioco? E come ci si prepara alla vita? Come si guadagna questa attenzione alla vita anche in questa tempesta che non vuole saperne di finire? Le preoccupazioni della vita che ci avevano accompagnato come salite su cui ci affaticavamo, sono diventate pareti ripide scivolose su cui cerchiamo appigli che non ci facciano cadere giù. E questo non vale per tutti, ma solo qualcuno quando già va bene. Per altri, quelli più deboli, quelli che già prima un piccolo sasso in mezzo alla strada era un grande ostacolo che faceva mancare il fiato a scavalcarlo o a girarci attorno, a questi altri non viene nemmeno in mente di mettersi a provare a scalare la parete che gli si para davanti. Per loro, questi tempi sono sconfitta definitiva e schiena contro il muro, prendendosi in testa i sassi che cadono dall’alto fanno ferite sul capo e le braccia e le gambe, e nemmeno alzare lo sguardo per sapere da dove vengono e nemmeno la forza di spostarsi e cercare riparo. E i sassi non sono nient’altro che l’eco di quelli che hanno forza e coraggio e per carattere o per fortuna, non si danno per vinti e riescono ad andare avanti in ogni caso e in ogni situazione. Quelli che combattono le difficoltà cercando di sfruttare appigli in sporgenze minuscole, restando attaccati alla parete nonostante il vento a quell’altezza non scherzi e renda impossibile trovare l’equilibrio. E afferrano le deboli radici che spuntano fuori per darsi lo slancio per salire più in alto e continuare, con solo il tempo, più grande di ogni macigno che non riusciremo mai a spostare né da soli né tutti insieme, come nemico imbattibile. Intanto, tutti, chi più in alto, chi più in basso, restiamo ancora in mezzo al clamore delle notizie che si susseguono rapide, delle regole da seguire, delle distanze da mantenere e delle nostre voci che rincorrono il tempo e la vita. In mezzo a tutte queste difficoltà di questi mesi lunghi, anzi lunghissimi, a questo boccone che non riusciamo a mandare giù, all’incertezza e al dolore, alla perdita che ci aspetta e di cui stiamo vivendo un anticipo duro e difficile. Ieri c’era vento e pensavo alla tempesta che sferza. Ho cominciato a chiedermi, e vorrei chiederlo anche a te, non che io creda che tu possa essere interessato, hai già tanto da fare per guardare dall’altra parte, ma ci spero come l’avrei chiesto ieri a qualcuno se fosse stato con me. Ma secondo te che cosa fa di una vita una bella vita, una vita che vale la pena di essere vissuta? E se avere una bella vita vuol dire essere felici, allora come ci si prepara alla gioia? E fino adesso, che cosa ci ha impedito di essere felici? Cosa ti ha angosciato, fatto soffrire, perché non sei stato capace di essere felice e di vivere felice, che cosa hai fatto e che cosa non hai fatto, che cosa avresti potuto fare meglio e cosa invece inesorabilmente non saresti mai riuscito a fare meglio di così, nonostante tutto? E invece, e se invece sei stato felice, siamo stati felici, allora come, come hai fatto, come abbiamo fatto? Qual è il segreto? Diccelo adesso, subito. Qual è il segreto e la formula che non cambia e che adesso ti dice solo di aspettare che le cose ritornino come prima, perché la tua felicità non dipende da un evento o un altro, non dipende da qualcosa al di fuori di te, non è mondana e dipende dagli eventi correnti, ma è un bene che hai coltivato col tempo, o che forse ti è caduto tra le mani e conservi stretto a te, chi lo sa, chi lo sa da dove è arrivato e chi lo sa come fare. Ma allora, ancora, perché non lo dici a tutti gli altri? Che possano saperlo anche loro come hai fatto. E se non lo sai, non ne hai idea, se ti è caduta tra le braccia all’improvviso, allora dacci dettagli infiniti su cosa è successo, dove ti trovavi, cosa hai fatto prima e dopo e durante, quando la felicità è arrivata. Dicci tutto, perché così anche gli altri possano fare attenzione e non sbaglino più, che noi possiamo fare attenzione e non sbagliare più, o meglio non si trovino più sprovvisti della buona risposta da dire a lei o a lui che ne farà la loro felicità. Che non si trovino, che non ci troviamo più immobili davanti a qualche cosa da fare e che farà la loro e la nostra felicità. Bisogna prepararsi alla felicità, bisogna farsi trovare pronti, perché non ci sono limiti di tempo né di spazio. E tu perché non cominci già adesso, nonostante la tempesta, a prepararti a questa felicità?
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